Cina in movimento: energia, investimenti e leve strategiche fra Mosca, BRICS e Medio Oriente.
Nel 2024 la Repubblica Popolare Cinese consolidava una posizione energetica robuste acquistando dalla Federazione Russa circa 108,5 milioni di tonnellate di greggio — un record annuale che traduceva in circa 2,17 milioni di barili al giorno.
Questa dinamica confermava la forte dipendenza energetica cinese dall’export russo e il desiderio cinese di approfittare di sconti e opportunità nel mercato globale petrolifero.
Eppure, l’orizzonte 2025 racconta un’altra storia: nel primo trimestre la Cina ha ridotto le importazioni russe del 14,7 % su base annua, arrivando a ~24,315 milioni di tonnellate. Nei mesi gennaio-febbraio il calo era già del 13 % rispetto allo stesso periodo del 2024. E ad aprile 2025 le importazioni russe da parte della Cina scesero del 12,9 % anno su anno.
Cosa sta succedendo? Le ragioni sono multiple: da un lato, le nuove sanzioni statunitensi verso compagnie russe come Rosneft e Lukoil costringono Cina e India a rivedere alcune importazioni via mare. Dall’altro, Pechino sta spostando attenzione verso investimenti infrastrutturali nel Medio Oriente: nel 2024 gli investimenti della BRI– Belt and Road Initiative nella regione sono arrivati a circa 39 miliardi di USD, in crescita del 102 % anno su anno.
In questa chiave, la Cina sta facendo due mosse in parallelo: da un lato mantiene (almeno in parte) la cooperazione con la Russia, dall’altro si costruisce un profilo autonomo da attore infrastrutturale-finanziario nel Medio Oriente, includendo la questione palestinese. Nel gennaio 2025 l’inviato cinese per il Medio Oriente, Zhai Jun, ha visitato Israele, la Cisgiordania e gli Emirati Arabi, incontrando anche il presidente palestinese Mahmoud Abbas e ribadendo il sostegno cinese ai diritti palestinesi.
Parallelamente, sono emersi rapporti sull’utilizzo di armi di fabbricazione cinese in teatri come Gaza o presso i ribelli Houthi nello Yemen. Sebbene non vi sia un riconoscimento ufficiale della Cina come fornitore diretto, la presenza di componenti e armi cinesi solleva interrogativi sugli obiettivi strategici maggiori di Pechino.
Tutto questo rende plausibile la lettura secondo cui la Cina stia adottando una strategia ibrida: usare leva economica (energia, investimenti, infrastrutture) piuttosto che l’intervento diretto militar-politico; costruire alternative alla Russia; rinforzare la propria influenza nella regione. Ma è una mossa deliberata contro Mosca? O è piuttosto un aggiustamento pragmatico delle priorità?
Analizzando la cooperazione Cina-Russia: la Cina non ha improvvisamente tagliato tutti gli acquisti russi, anzi, nel 2024 ha raggiunto un record. Il calo nel 2025 può riflettere più la pressione delle sanzioni occidentali, il rischio per compagnie cinesi, e un cambiamento delle condizioni del mercato che una decisione politica esplicita: sempre che le sanzioni non siano un comodo alibi.
In questo senso, Pechino sembra preferire un “equilibrio”: mantenere la partnership russo-cinese (essenziale per materie prime), ma preparare alternative e riserve strategiche. Nel frattempo, l’ingresso della Palestina nell’agenda dei blocchi multilaterali (come i BRICS) e la ricostruzione di Gaza offrono un terreno ideale per l’espansione dell’influenza cinese.
La Russia, dal canto suo, si trova di fronte a un contesto più complesso: continuare a dipendere dalla Cina, ma confrontarsi con una controparte che potrebbe gradualmente usare tale dipendenza come leva negoziale.
Se Mosca accetta questa dinamica, la Cina rafforza il proprio ruolo da «partner silenzioso ma influente». Se Mosca si ribella, Pechino ha già predisposto alternative: altri fornitori, altri investimenti, altre rotte energetiche.
In definitiva: la partita è aperta. E la Cina, per ora, ne tiene le pedine pronte mentre gli Stati Uniti arrancano senza avere, a quanto pare, una vera strategia.
Certo è che se si arrivasse alla costituzione di uno Stato Palestinese pienamente sovrano e la ricostruzione della Striscia vedesse il massiccio intervento di Beijing, il tutto potrebbe tradursi per quest’ultima nella possibilità di avere a disposizione un affaccio sul Mare Mediterraneo decisamente strategico di cui tener debito conto.
Fonti:
3 https://tass.com/economy/1946387
4 https://www.brecorder.com/news/40354242
5 https://www.world-energy.org/article/52048.html
7 https://www.cfr.org/article/china-middle-east-february-2025
8 https://www.cfr.org/article/china-middle-east-january-2025
9 https://www.youtube.com/watch?v=qcU6qr18wKg
Bibliografia
Council on Foreign Relations. China in the Middle East: February 2025. https://www.cfr.org/article/china-middle-east-february-2025
Council on Foreign Relations. China in the Middle East: March 2025. https://www.cfr.org/article/china-middle-east-march-2025
TASS. Russian oil imports by China down 14.7% in Q1 2025 — statistics. https://www.tass.com/economy/1946387
Business Recorder. China’s Jan-Feb crude oil imports from top supplier Russia drop. https://www.brecorder.com/news/40354242
The Business Standard. China’s crude oil imports from top supplier Russia reach new high in 2024. https://www.tbsnews.net/world/global-economy/chinas-crude-oil-imports-top-supplier-russia-reach-new-high-2024-1047966
Wachtmeister, Henrik; Gars, Johan; Spiro, Daniel. Quantity restrictions and price discounts on Russian oil. arXiv. https://arxiv.org/abs/2212.00674
Reuters. China state oil majors suspend Russian oil buys due to sanctions, sources say. https://www.reuters.com/business/energy/china-state-oil-majors-suspend-russian-oil-buys-due-sanctions-sources-say-2025-10-23/
