Nata come missione internazionale “umanitaria” con l’obiettivo di rompere il blocco imposto a Gaza, la Global Sumud Flotilla ha saputo raccogliere l’attenzione di attivisti e media di tutto il mondo. La narrazione ufficiale parla di una rete di volontari, ONG e sindacati europei uniti in nome dei diritti umani. Tuttavia, dietro la patina idealista della spedizione marittima, emergono ombre pesanti sulla provenienza dei fondi alimentate dalla mancanza di trasparenza contabile e sospetti di legami con ambienti filo-islamisti.
Come noto il governo israeliano ha diffuso, tramite il Ministero degli Esteri e il think tank Meir Amit Intelligence and Terrorism Information Center, una serie di documenti comprovanti che la “Global Sumud Flotilla” sarebbe stata parzialmente finanziata e sostenuta da strutture vicine ad Hamas, e che parte delle donazioni internazionali raccolte per la Flotilla sarebbe transitata attraverso la Popular Conference for Palestinians Abroad (PCPA), organizzazione con sede a Istanbul considerata da Israele una “struttura di copertura” di Hamas, il tutto con il coinvolgimento di Zaher Birawi, ex portavoce dell’Islamic Human Rights Commission di Londra e figura di spicco nei network dei Fratelli Musulmani in Europa, che avrebbe operato come facilitatore mediatico e logistico della Flotilla.
Le accuse, i dubbi e le obiezioni di cui sopra sarebbero confortate da tutta una serie di evidenze e da documenti tra i quali ben figura una lettera del 2021 firmata da Ismail Haniyeh, capo dell’ufficio politico di Hamas, che conforterebbe la tesi dell’esistenza di un coordinamento con i promotori della Flotilla, anche se la missiva non è mai stata pubblicata integralmente, nonché che la PCPA avrebbe raccolto fondi per “scopi umanitari” reindirizzandoli verso iniziative legate al fronte politico di Hamas, tra cui la Flotilla stessa.
A tali e molti altri rilievi fatti dalle competenti agenzie israeliane gli organizzatori hanno opposto il proprio rigetto del tutto affermando che trattasi di pure menzogne. Nello specifico gli organizzatori della Flotilla hanno negato ogni collegamento con Hamas, sostenendo che i fondi provengono da donazioni popolari e campagne di crowdfunding condotte in modo “aperto e trasparente” che, sempre stando alla loro dichiarazioni avrebbero consentito alla missione di raccogliere oltre 3 Mln di EUR grazie a piattaforme come Chuffed.org e a contributi di sindacati e associazioni europee, tra cui l’Intersindical Alternativa de Catalunya (Spagna), un sindacato di sinistra sospettato di legami poco chiari con gruppi islamisti al momento non confermati da riscontri oggettivi.
Tuttavia, in attesa di dati certi, non possiamo qui esimerci dal rilevare che allo stato attuale, nonostante che i non pochi articoli d’inchiesta e le analisi (Wired, Misbar, StartMag, The Objective ed altri) che hanno parlato del crowdfunding della Flotilla e del ruolo operativo che lo IAC avrebbe avuto in tutto questo, come pure delle indagini volte a sciogliere i dubbi sollevati sulla proprietà di alcune imbarcazioni e sui legami personali di alcuni organizzatori, fin troppo spesso consistano di mere ricamature basate sulle accuse israeliane, e quindi imbastiti senza portare prove finanziarie complete, vi è un punto incontrovertibile che dovrebbe imporre prudenza a chi, pro o contro che sia –soprattutto se attivo in ambito istituzionale e/o nel campo dell’informazione– dovrebbe, se non altro per deontologia professionale ed onestà intellettuale, tenere in debito conto: la reticenza, l’omertà e la poca trasparenza degli organizzatori della Flotilla.
Ed infatti se ad alimentare i reciproci sospetti non poco contribuiscono:
- su un versante, la sistematica presenza in campo con ruoli organizzativi di figure come Zaher Birawi, noto storico collaboratore di reti filo-palestinesi e, secondo Israele, di network dei Fratelli Musulmani,
- e sull’altro versante il fatto che in situazioni di conflitto le agenzie statali (in questo caso israeliane) hanno interesse a delegittimare iniziative che forniscono visibilità internazionale a Gaza, avanzando rivendicazioni che per tale ragione vanno lette criticamente e verificate;
merita non poca attenzione il fatto che la Flotilla non pubblichi audit indipendenti e non renda pubblici i dettagli delle donazioni, assumendo un atteggiamento talvolta messianico infarcito di quelle pose ieratiche di stampo laico tanto care ad una certa sinistra storica tradizionalmente antisemita che rende oltremodo fondato, oltre che legittimo e doveroso il sospetto — quand’anche in presenza della consapevolezza che il sospetto non costituisce prova oggettiva quanto all’origine dei fondi.
Origine che come meglio capiremo più avanti potrebbe essere diversa da quella sospettata da Israele visto che a mio avviso altri, a cominciare da Mosca ed Ankara (senza dimenticare Beijing, Washington, Londra, Parigi, certi Paesi Arabi, Teheran e perfino la Siria del novello beniamino dell’Occidente al-Joulani), sono i veri attori protagonisti di questa alquanto oscura vicenda che vede in Hamas più una pedina che altro sotto stretto controllo di Ankara, e per certi versi di Mosca visti certi suoi apparentamenti pro tempore alla Turchia (si veda il caso libico).
A tale proposito si noti come –la notizia è passata di fatto inosservata per quanto concerne questo contesto– attualmente Mosca abbia riallaciato i propri contatti con la Siria su più solide basi ed infatti negli ultimi mesi la Russia e il nuovo Governo siriano hanno rafforzato visibilmente le loro relazioni diplomatiche, economiche e militari.
Alcuni elementi chiave di questo nuovo corso che depongono a favore di questa lettura sono per certo i seguenti, che oltretutto anticipano una più mirata disamina di prossima pubblicazione:
- il 31 luglio 2025, il ministro degli Esteri siriano Asaad al-Shaibani ha visitato Mosca e ha dichiarato che Damasco desidera che la Russia rimanga “al nostro fianco” in questa fase di transizione;
- il 9 settembre, il vice primo ministro russo Alexander Novak ha annunciato l’avvio di una “nuova fase storica” nelle relazioni Russia-Siria, anticipando la visita del presidente siriano Ahmad al-Sharaa al vertice Russia-Paesi Arabi.
- Nonostante il cambio di regime siriano (la fine del governo Assad), le basi russe principali restano operative: la base aerea di Khmeimim e la base navale di Tartus continuano ad essere attive.
- È stato segnalato un incremento nelle consegne energetiche da parte russa verso la Siria (petrolio, gas, carburanti), con l’obiettivo di sostenere l’economia siriana in difficoltà.
Questi elementi, che lasciano palesemente intendere che Mosca intenda non solo mantenere la propria presenza in Siria, ma rinegoziarla come leva strategica nel Mediterraneo orientale, preservando il suo “posto al tavolo” anche in un contesto siriano rinnovato, ci consentono, a ben guardare, una lettura dei fatti, che si riallaccia a quanto qualche mese fa abbiamo avuto modo di pubblicare su OFCS.Report relativamente alla apertura di un possibile “nuovo fronte sud” e dei segnali di un ritorno russo nel Mediterraneo.
La domanda che a questo punto sorge spontanea nasce dall’osservazione che la vicenda della Global Sumud Flotilla, riguardata da questa nuova prospettiva, presenta non poche strane coincidenze ce la ripropongono non più come un’iniziativa umanitaria per rompere l’assedio di Gaza, in quanto più di un indizio lascia pensare che dietro l’operazione possano esserci mani russe — magari per il tramite di Hamas — nel quadro di una guerra ibrida che mira a destabilizzare l’Europa e, insieme, a favorire la nascita di un “protostato” palestinese funzionale ai propri interessi nel Mediterraneo orientale.
Fantasiosa ipotesi? Forse. Ma l’uso di strumenti indiretti –dalle campagne informative alle operazioni di influenza– è ormai cifra riconosciuta della strategia russa. Da qui il quesito chiave che si costituisce come un ingarbugliato nodo da sciogliere quanto prima: e se dietro la Flotilla non ci fosse solo solidarietà, ma anche geopolitica?
La domanda resta legittima anche perché certe reticenze della dirigenza della operazione Flotilla in questa ottica risulterebbero decisamente ancora più comprensibili, come pure certi toni. Reticenze confermate da diverse fonti indipendenti quali:
Euronews,
- StartMag (che ha riportato come molte delle donazioni raccolte dalla Flotilla risultino anche anonime, il che impedisce la tracciabilità completa dei finanziatori. Pur dichiarandosi trasparente, la Flotilla non pubblica bilanci o liste nominative di donatori);
- El Pais (che documenta la missione e la raccolta di fondi ma non fornisce dati verificabili sui donatori, limitandosi a descrivere la mobilitazione civile dietro alla Flotilla);
- la Reuters (che ha documentato l’impossibilità di verificare in modo indipendente alcuni documenti e video diffusi in merito ai legami della Flotilla, e sottolineato l’aspetto controverso di molte affermazioni);
- l’Associated Press (che ha sottolineato l’impossibilità, nonostante le accuse israeliane, ed i dinieghi della Flotilla, di procedere ad una verifica indipendente);
- il The Guardian (che ha evidenziato la richiesta degli organizzatori che i documenti israeliani siano consegnati a organismi indipendenti per la verifica, segnalando la mancanza di prove pubbliche e verificabili)
- e persino Al Jazeera, che nonostante la sua posizione favorevole agli organizzatori si è trovata nella condizione di non poter procedere ad una confutazione della documentazione israeliana per la implicita mancanza dei dati necessari per farlo in prima persona,
tanto per una semplice ragione comune a tutte le fonti citate: non esistono, al momento, prove pubbliche e verificabili che identifichino con certezza la provenienza dei fondi della Global Sumud Flotilla.
Ad ulteriore conferma della permanenza di quanto sin qui illustrato con dovizia di particolari abbiamo che da una ricognizione effettuata il 9 Ottobre sul sito ufficiale della Flotilla è emerso che nella sezione About Us dello stesso si può leggere testualmente che la Flotilla è una “coalizione indipendente, internazionale e non affiliata a alcun governo o partito politico”, successivamente dalla pagina “join/DONATE” si può accedere ai dati globali relativi alla cifra globalmente raccolta che ammonta a 3.209.210 EUR provenienti da 68.433 donatori..
Per somma la documentazione di Chuffed.org dedicata alla Global Sumud Flotilla usata per raccogliere donazioni spiega che i summenzionati dati completi delle stesse (inclusi i nomi dei donatori, importi, indirizzi, ecc.) sono accessibili solo tramite il dashboard del creatore della campagna, ossia a chi ha le credenziali di gestione del progetto che non è dato capire per quale ragione, come già altrove suggerito, qualora tutto fosse trasparente, non abbia approfittato della grossa opportunità di tacitare il Governo israeliano, dati alla mano, assestando così un duro colpo alla campagna stampa, definita di delegittimazione della Flotilla e di disinformazione, dallo stesso posta in essere.
Se per certo questa considerazione non può essere intesa come una prova, vi è da dire che qualsivoglia sospetto sia legittimato, e non poco.
Fonti:
1 http://www.terrorism-info.org.il/en/the-global-sumud-perseverance-flotilla-in-the-service-of-hamas/
3 http://www.wired.it/article/global-sumud-flotilla-date-partenza-porti-come-partecipare-donazioni/
http://www.startmag.it/primo-piano/global-sumud-flotilla-finanziatori/
4 Sito ufficiale Global Sumud Flotilla – Info http://globalsumudflotilla.org/about/ ; Campagna Chuffed.org (crowdfunding): http://www.chuffed.org/project/global-sumud-flotilla ; Rapporto Meir Amit / Terrorism Information Center: http://www.terrorism-info.org.il/en/the-global-sumud-perseverance-flotilla-in-the-service-of-hamas/ ; Israel Hayom : http://www.israelhayom.com/2025/09/30/global-sumud-flotillas-hidden-hamas-link-exposed/ ; Euronews – Flotilla risponde alle accuse di finanziamento di Hamas: http://www.euronews.com/my-europe/2025/09/30/gaza-bound-flotilla-rejects-israeli-claims-of-hamas-funding ; Wired Italia – raccolta fondi: http://www.wired.it/article/global-sumud-flotilla-date-partenza-porti-come-partecipare-donazioni/ ; Misbar – articolo difensivo/analitico: http://www.misbar.com/en/editorial/2025/10/02/global-sumud-flotilla-faces-israeli-smear-and-incitement-campaign
5 http://www.wired.it/article/global-sumud-flotilla-date-partenza-porti-come-partecipare-donazioni/ ; http://www.misbar.com/en/editorial/2025/10/02/global-sumud-flotilla-faces-israeli-smear-and-incitement-campaign ; http://www.startmag.it/primo-piano/global-sumud-flotilla-finanziatori/ ; https://theobjective.com/espana/politica/2025-09-17/sindicato-catalan-minoritario-flotilla-colau/
15 http://www.startmag.it/mondo/global-sumud-flotilla-finanziatori/
17 http://www.reuters.com/world/europe/how-gaza-aid-flotilla-used-cameras-data-win-global-attention-2025-10-04/ ; Link: http://www.reuters.com/world/middle-east/live-gaza-flotilla-faces-israels-blockade-activists-call-aid-access-2025-10-01/
18 http://www.apnews.com/article/israel-gaza-flotilla-italy-spain-000441922caa2c88cf73203e83d3e6e2
21 https://globalsumudflotilla.org/about/?utm_source=chatgpt.com
22 https://chuffed.org/project/138809-global-sumud-flotilla
