Accanto alle vulnerabilità fisiche delle città, di per sé già evidenti, non va sottovalutata la dimensione cognitiva della sicurezza.
La percezione del rischio, quando amplificata da informazioni distorte o da eventi a bassa intensità, può diventare un moltiplicatore di instabilità. È su questa relazione che si concentra l’analisi, ovvero comprendere come il fattore psicologico e quello strutturale, se innescati insieme, possano trasformarsi in una crisi che non colpisce solo gli spazi, ma la mente collettiva delle società urbane.
Nelle città europee la sicurezza non si misura più soltanto in reati o in allarmi concreti, ma nella capacità collettiva di percepire e gestire l’incertezza che ormai si presenta negli ultimi anni.
Basta un drone sopra un aeroporto, un blackout momentaneo o un gruppo di manifestanti che blocca una via strategica per scatenare una reazione a catena fatta di paura, confusione e disinformazione. La combinazione di tutto ciò comporta una pressione cognitiva costante, alimentata da eventi minimi ma ad alta visibilità, in grado di alterare la percezione del rischio molto più di quanto accada con episodi realmente gravi.
Le città di oggi sono diventate un ecosistema sensoriale, dove ogni evento viene osservato, filmato, condiviso e interpretato in tempo reale. Questo fa sì che la distinzione tra minaccia reale e minaccia percepita tende a svanire. La gestione della sicurezza urbana non riguarda più soltanto la protezione fisica degli spazi, ma anche la resilienza mentale di chi li abita.
Dal rischio oggettivo alla vulnerabilità percepita
Il TE-SAT 2025 di Europol evidenzia come il numero complessivo di attacchi terroristici in Europa sia diminuito, ma la percezione di insicurezza rimanga elevata.
Questo scarto tra realtà e percezione è ciò che i ricercatori di RAND e del Centre for the Study of Radicalisation (ICSR) definiscono “gap cognitivo della sicurezza” uno spazio informativo dove si insinuano paura, sfiducia e polarizzazione.
La pressione cognitiva nasce da una combinazione di fattori: l’eccesso di informazioni (infodemia), la rapidità con cui le notizie si diffondono, l’incapacità di distinguere il rumore dal segnale, la tendenza dei media a privilegiare la spettacolarità rispetto alla proporzionalità.
In parole povere, la città vive più nella percezione che nella cronaca.
Quando un drone compare sopra uno scalo, quando un gruppo di attivisti lancia vernice su un edificio o quando circolano voci di sabotaggio su un treno, la conseguenza principale non è esclusivamente il danno materiale, ma la perdita temporanea di controllo cognitivo del territorio.
Il concetto di “pressione cognitiva”
La pressione cognitiva è il risultato dell’interazione fra micro-eventi e macro-narrazioni.
Piccoli episodi, se reiterati o diffusi in momenti di tensione, possono generare una percezione collettiva di insicurezza sproporzionata rispetto alla realtà operativa.
È un concetto che nasce nell’analisi delle minacce ibride, dove la linea di separazione fra attacco materiale e comunicazione strategica si fa sottile.
La logica è simile a quella della guerra psicologica, ma in questo senso traslata nel quotidiano urbano: un mosaico di azioni a bassa intensità, vandalismi, blackout localizzati, allarmi social che erode la fiducia dei cittadini e la capacità delle istituzioni di apparire presenti e reattive.
Città come target cognitivi
Diversi episodi internazionali recenti mostrano come le città siano diventate spazi bersaglio della percezione, dove la portata informativa di un evento supera spesso il suo impatto reale.
Ne elenchiamo alcuni, già oggetto delle nostre analisi su OFCS Report, che mostrano come episodi solo in apparenza minori possano produrre conseguenze sproporzionate sulla sicurezza urbana e sulla fiducia collettiva:
A Melbourne, nel 2025, una serie di atti vandalici contro aziende della supply chain della difesa tra cui Lovitt Technologies e Ronson Gears ha evidenziato il peso simbolico delle campagne ideologiche a bassa intensità.
Slogan, body-cam e diffusione coordinata dei video sui social hanno trasformato semplici gesti di vandalismo in una narrazione strategica capace di alterare la percezione di sicurezza industriale e comunitaria.
In Francia, il movimento “Bloquons Tout” ha confermato la centralità del contesto urbano come leva di pressione mediatica.
Pochi minuti di blocco nei nodi logistici di Parigi, Marsiglia e Lione strade, linee ferroviarie, depositi industriali hanno prodotto congestione e visibilità planetaria.
L’obiettivo non era la distruzione fisica delle infrastrutture, ma la disarticolazione dell’immagine di controllo dello Stato: bastano pochi punti di rottura per generare la percezione di un collasso organizzativo.
Un ulteriore segnale di vulnerabilità è arrivato dagli aeroporti europei, dove negli ultimi mesi si sono moltiplicati gli avvistamenti di droni non autorizzati su scali come Danimarca, Francoforte, Varsavia, Londra-Gatwick e Madrid-Barajas.
In più di un caso, le operazioni sono state sospese per ore, con migliaia di passeggeri bloccati.
Questi episodi, hanno avuto un impatto mediatico enorme, generando insicurezza percepita e mettendo in discussione la capacità degli Stati di proteggere le proprie infrastrutture critiche.
È un modello di disruption tecnologica a basso costo, che segna la transizione dalla minaccia fisica alla minaccia simbolica.
| Città / Area | Tipologia di evento | Impatto reale | Impatto mediatico | Obiettivo implicito |
| Melbourne (Australia) | Vandalismi ideologici contro aziende della difesa (Lovitt Technologies, Ronson Gears) | Limitato | Alto | Erosione della fiducia nella supply chain e impatto simbolico |
| Parigi / Lione (Francia) | Blocchi logistici del movimento Bloquons Tout(“Block Everything”) | Medio | Molto alto | Amplificare la visibilità politica e creare pressione sociale |
| Aeroporti europei | Incursioni di droni non autorizzati con sospensione temporanea dei voli | Medio | Altissimo | Testare vulnerabilità infrastrutturale e generare percezione di caos |
Da questi tre casi si evince chiaramente che, pur in contesti diversi e con attori differenti, l’impatto reale degli eventi rimane sempre molto basso, mentre quello mediatico risulta sproporzionato. Questi episodi rappresentano quindi esempi concreti di come la comunicazione amplifichi il rischio percepito ben oltre la dimensione materiale.
Tutto ciò, pur sembrando banale o episodico, nasconde spesso dei test funzionali a misurare le vulnerabilità non solo fisiche ma anche psicologiche delle società urbane segnali deboli di un nuovo tipo di pressione ibrida, che si muove tra realtà e percezione.
Da questa evoluzione emergono tre prospettive intrecciate operative, sociali e strategiche che delineano il possibile scenario futuro.
Sul piano operativo, la ripetizione di episodi minori può portare alla normalizzazione della vulnerabilità le risorse di sicurezza vengono saturate, i tempi di risposta rallentano e gli attori ostili possono mappare senza esporsi le capacità di reazione.
Sul piano sociale, la percezione costante di rischio diventa una leva di controllo. La popolazione vive in una condizione di allerta diffusa che logora la fiducia nelle istituzioni, amplifica la polarizzazione e alimenta la sfiducia collettiva.
Sul piano strategico, si profila un nuovo dominio urbano cognitivo: le città come terreno di sperimentazione per campagne di disinformazione, panico di massa o narrative ostili. Non si tratta di guerra tradizionale ma di pressione ibrida continua, che mina la stabilità senza mai colpire apertamente.
In sintesi, la sicurezza urbana del futuro rischia di essere compromessa non da attacchi frontali ma da una serie di eventi minimi, apparentemente scollegati, capaci di minare la fiducia e di trasformare la paura in condizione permanente.
Scenari e rischi futuri della sicurezza urbana
Gli episodi analizzati dall’Australia alla Francia, fino agli aeroporti europei tracciano una tendenza chiara: la minaccia si sposta sempre più sul piano percettivo.
Nel prossimo futuro, le città potrebbero trovarsi ad affrontare tre scenari principali.
1. Frammentazione della fiducia pubblica.
La ripetizione di allarmi minori e campagne mediatiche amplificate può generare sfiducia verso istituzioni e forze di sicurezza.
Una percezione di inefficacia, anche ingiustificata, rischia di logorare la coesione sociale.
2. Saturazione informativa e manipolazione digitale.
L’aumento di notizie, video e post in tempo reale rende difficile distinguere tra realtà e suggestione.
Gruppi ideologici o attori ostili potranno sfruttare questa confusione per orientare l’opinione pubblica, testando le vulnerabilità psicologiche delle comunità urbane.
3. Vulnerabilità sistemica e panico localizzato.
Eventi minori un blackout, un drone, una protesta improvvisa potrebbero innescare reazioni a catena: congestione dei servizi, disordini, crollo temporaneo della fiducia.
È la logica dell’insicurezza diffusa: non si mira a colpire, ma a far percepire un costante stato di instabilità.
In sintesi, la sfida non sarà solo proteggere infrastrutture e spazi pubblici dove a mio avviso ci sono enormi vulnerabilità, ma anche preservare la lucidità collettiva che rientra nelle misure preventive.
La sicurezza urbana del futuro dipenderà dalla capacità di riconoscere, anticipare e contenere anche il rischio cognitivo prima che diventi crisi sociale.
Fonti:
Bibliografia:
- ENISA (2025). Hybrid Threat Landscape – Annual Report 2025.
https://www.enisa.europa.eu/publications/hybrid-threat-landscape - Europol (2025). TE-SAT 2025 – European Union Terrorism Situation and Trend Report.
https://www.europol.europa.eu/activities-services/main-reports/tesat - ICCT – The Hague (2024). Hybrid Threats and the Cognitive Dimension of Security.
https://icct.nl/publication/hybrid-threats-and-the-cognitive-dimension-of-security/ - CTC – West Point (2024). Cognitive Saturation and Urban Threat Perception.
https://ctc.westpoint.edu/ - RAND Corporation (2025). Perception Management and Security Resilience in the Urban Context.
https://www.rand.org/pubs/research_reports.html - Tralli, R. (2025). Australia: una campagna simbolica connessa all’antisemitismo.
https://ofcs.report/internazionale/australia-una-campagna-simbolica-connessa-allantisemitismo/ - Tralli, R. (2025). Block Everything: la protesta francese che sfida la sicurezza urbana.
https://ofcs.report/internazionale/block-everything-la-protesta-francese-che-sfida-la-sicurezza-urbana/#gsc.tab=0 - Tralli, R. (2025). Droni e infrastrutture sotto attacco: la nuova sfida per la sicurezza UE.
https://ofcs.report/internazionale/droni-e-infrastrutture-sotto-attacco-la-nuova-sfida-per-la-sicurezza-ue/#gsc.tab=0
